Questo mio contributo è stato pubblicato sul quotidiano Il secolo XIX del 31 marzo 2022.
Quindi da domani niente più DAD. Fine dei collegamenti da remoto, delle icone al posto degli sguardi, dei giga che finiscono, delle linee che in questo sciagurato Paese non reggono, delle videocamere che collassano a Manzoni ma si rianimano per un reel su Instagram. Ciao ciao, Didattica A Distanza, sei stata utile, ci hai salvato e non ci mancherai. E comunque ci rimane tua sorella DDI, Didattica Digitale Integrata, e mannaggia agli acronimi scolastici (ah! La tentazione di scrivere un articolo mettendoceli dentro tutti, POF PTOF PON PEI PAI PIA PDP, oscuro lessico per iniziati, neolingua orwelliana, monumento alla burocrazia).
Ad ogni modo, Didattica Digitale Integrata vuol dire che il positivo, se sta bene, può collegarsi e seguire la lezione da casa. Sotto il profilo appunto didattico, cioè dell’imparare qualcosa, un pannicello caldo. Anche perché, pur con tutta la buona volontà, davanti a una squadra di adolescenti in carne, ossa e ormoni, il malcapitato positivo te lo ricordi giusto all’inizio dell’ora (“Ci sei? Mi senti? Guarda che se non rispondi ti metto assente”). E forse (forse) alla fine (“Ci sei ancora? Mi senti? Guarda che se non rispondi eccetera eccetera”).
Le mascherine, dicevo. Nuovo decreto, regola nuova. La chirurgica va bene, la FFP2 i ragazzi devono metterla solo se in classe ci sono almeno quattro positivi. Non uno, non due, non tre. Quattro. Almeno. Cioè un focolaio, un cluster, un disastro. In quel caso, dice il decreto, la FFP2 va indossata “fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto”. Cioè l’ultimo giorno di presenza in classe del malcapitato rivelatosi poi positivo. Scadenza che varierà quindi al variare dei malcapitati, incrociandosi col sacrosanto diritto alla privacy dei suddetti, e a quel punto, nella confusione più completa (“ma la II F ce l’ha ancora la FFP2? E la IV D?”), la chat dei prof darà di nuovo il peggio di sé. E io ricomincerò a fantasticare di un anno sabbatico. Che era poi il mio pensiero fisso qualche settimana fa, quando (vigeva altro decreto) la miscela esplosiva di FFP2-DDI-DAD- n° di contagiati per classe somigliava a un gioco pirotecnico di distinguo e possibilità.
Quella di eliminarla dal 1 maggio, la mascherina in classe, è invece, per ora, solo un’ipotesi del Ministro. Immagino buttata lì per vedere l’effetto che fa. Vedremo, allora. Certo non sarà facile, se i contagi restano alti, rimangiarsi mesi di pistolotti (“tira su quella mascherina, sii responsabile, pensa ai nonni, pensa ai fragili”). Mesi di educazione civica applicata. Mi attaccherò alla storia dei vaccini, penso. “Adesso siamo tutti più sicuri, bla bla bla…”. Però non sarà una passeggiata spiegare ai giovani che possono levarsi la mascherina anche se i positivi sono più numerosi che a settembre 2021, quando li abbiamo obbligati a mettersela. Spiegarla, intendo, senza perdere un po’ la faccia.
Intanto vado in classe con la mia bella FFP2 calzata. Entro, dico “buongiorno” e subito dopo “aprite le finestre”. Fa ancora freddo? Pazienza, mettete le giacche, tirate su i cappucci. Mi proteggo, ci proteggo. Fino alla fine delle lezioni. Che sarebbe il momento giusto toglierle davvero, le mascherine. Una decisione seria, da Paese serio, facile da prendere. E senza perdere la faccia.