
Grazie per quella faccia un po’ così, per quel naso triste come una salita, per gli impermeabili, le cravatte sbagliate, gli spolverini di percalle, l’accappatoio azzurro, il tinello maron, la verde milonga, il green dream, il tango blu, il diavolo rosso, la Topolino amaranto, il lampo giallo al parabrise, il bel mondo dal colore baio.
E grazie per la giornata al mare (con solo un geranio e un balcone), gli oceani notturni, il golfo mistico, la luna del pomeriggio, le stelle del jazz, le stelle uruguaiane, le vampate africane, Zanzibar e Timbuctù, il volto pechinese della cassiera, la valigia di perplessità, Comedì, ratafià e tamarindo, la nostalgia al gusto di curacao, il gelato al limon, il pesce veloce del Baltico.
E poi Dancing, Max, l’intelligenza degli elettricisti, la carità di un altra rumba (che è soltanto un’allegria del tango), il palcoscenico pleistocenico, il tempo fatto di attimi e settimane enigmistiche e Rebus. Grazie per du-dad-du-dad e per il mondo adulto, dove si sbagliava da professionisti.
Grazie di cuore, Paolo. I regali li hai fatti a noi. E buon compleanno.
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