Gli insegnanti, l’Impero e Zadie Smith

In questo Paese l’immagine degli insegnanti di scuola secondaria è quella che è. Ne ho avuto ulteriore dolorosa conferma recentemente, esaminando i lavori che hanno vinto la quinta edizione del Premio Testimone di Pace sez. Scuola: nei video in cui comparivano insegnanti, i ragazzi li rappresentavano sempre come dei mezzi fessi,  incapaci di intervenire con efficacia, come degli “sfigati”.

Ora, sono quasi alla fine di Della Bellezza di Zadie Smith. Racconta le vicende relative alla famiglia di un professore universitario americano. L’immagine deprimente dell’ambiente accademico – la ristrettezza di orizzonti, le piccinerie, la scarsa sostanza “etica” – mi dà da pensare, mi innesca un cortocircuito mentale. Dacchè culturalmente siamo pur sempre provincia dell’Impero, e volentieri e senza sforzo assorbiamo ciò che oltreoceano è già stato vissuto, analizzato, digerito e confezionato in Forme per noi perfettamente fruibili, mi aspetto che a stretto giro anche l’immaginario italiano relativo agli accademici ne risenta. O è già successo? Naturalmente non è detto che sia solo un male.

Intanto godetevi questo bel contributo di Andrea Inglese su Nazione Indiana, che parla di precariato accademico e, seppure per vie traverse, mi sembra abbia anche qualche attinenza con l’argomento di questo post.

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